Non è vero che Covid ha messo in crisi tutte le aziende. Come non è vero che l’e-commerce è destinato a mettere in ginocchio le piccole e medie imprese del Made in Italy. L’agroalimentare resiste e le eccellenze italiane, addirittura, si fanno largo.
Lo dimostra il caso dello storico marchio Salumi Pasini: prima azienda ad avere creato la filiera di prodotti derivanti da carni di suino 100% della Lombardia ha moltiplicato per 500 il fatturato dell’ecommerce nell’anno appena concluso.
Il risultato, mentre tutto il sistema produttivo piange novecentomila posti di lavoro già persi, sono 4 nuovi assunzioni nella sede di Trezzano sul Naviglio, alle porte di Milano. Mica male per una azienda che ha più di sessant’anni alle spalle e produce prosciutto cotto, salame campagnolo, lardo speziato e bresaola di suino, tutti rigorosamente Made in Lombardia.

“La peculiarità della nostra azienda oltre alla selezione delle materie prima 100% italiane sono le lavorazioni che, ancora oggi, seppure con numeri industriali, vengono fatte manualmente come da antiche tradizioni”, spiegano i titolari. Lo “strano” caso dei Salumi Pasini non è così isolato. Il settore agroalimentare, infatti, ha sofferto meno di altri l’impatto del Covid. Non è poco se si considera che la filiera vale il 10,5% sul totale del Pil nazionale per un valore pari a 171 miliardi di euro (Ismea, 2018): l’agricoltura vale il 2,2%, l’industria alimentare addirittura l’8,3%. Le imprese italiane del settore alimentare-extra agricole sono circa 57mila, danno lavoro a quasi 380 mila addetti ed hanno prodotto un fatturato pari a circa 133 miliardi di euro. I grossi numeri, contrariamente a quanto si immagina, sono al Nord, dove sono impiegati il 60% contro il 27% del Sud. L’agroalimentare e le eccellenze italiane nel cibo sono un booster per le esportazioni: le imprese del settore esportano prodotti per un valore pari a 34,4 miliardi di euro pari all’8% delle esportazioni totali italiane.